Siena, una festa mobile

“La frusta, guarda la frusta!”

Tutt’e due scoppiarono a ridere sguaiatamente. Da una settimana tutti erano fissati con chatroulette. Tre secondi di video-conversazione casuale con i pazzi di tutto il mondo.

Divertente, certo, ma non da rimanere chiusi nel circolo di giovedì sera.

Lessi ancora qualche frase satirica da Spinoza.it (Denuncia il Papa perché non indossa la cintura di sicurezza. E fatti i cazzi tuoi, no?), sul soppalco arrivavano solo le urla.

“Ma porca madonna! E’ scesa di asso all’inizio, come cazzo puoi metterglielo sotto scopa tu! Porco dio!”

Eccolo. Ogni volta lanciava la sfida di trasformare un giocatore inesperto o negato in un grande campione di scopone scientifico, naturalmente perché giocava con lui, e la maggior parte delle volte non ci riusciva. Mario sopportava fino a quando non perdeva alla grande, e poi si incazzava col compagno.

Questa volta era toccato alla matricola. La sentivo sbuffare.

Gli altri due se la ridevano, vincendo tredici a quattro.

“Mario, lascialo stare, son le prima volte che gioca. Intanto, però, io faccio scopa d’asso.”

Angela un po’ sorridendo un po’ sogghignando fece scopa. Gigi le strinse la mano con aria compiaciuta per paraculare.

“Se volete potete arrendervi subito, ne iniziamo un’altra.”

Gigi cercò di sfottere per sdrammatizzare.

“No, adesso continuiamo e se perdiamo in questo modo assurdo sarà tutta colpa tua e della tua incapacità. Io non ne voglio sapere niente. Porco dio mio e di chi mi ha fatto giocare con te!”

Mi affacciai dal soppalco. Mario aveva buttato le carte sul tavolo, una era persino dall’altra parte della stanza. Adesso stava facendo la cosiddetta puttana. Non avevo seguito la partita, ma se faceva così, qualche errore l’aveva fatto anche lui e non voleva che si facesse presente. Inoltre, non sapeva perdere, come tutti, ma con un modo infantile e animalesca di non ammetterlo.

Alberto, intanto, sopportava e continuava a mantenere una finta calma per dimostrarsi superiore. Una matricola che voleva credersi un leone.

La situazione tornò calma e continuarono a giocare.

Mi girai una sigaretta col tabacco e me l’accesi mentre mi godevo la scena sulla sinistra: i due Giuseppe si godevano quei video ridendo e facendo le cose più strane per sembrare più pazzi di chi gli appariva sullo schermo, la maggior parte segaioli in cerca di donne, altri facevano  i coglioni come quei due.

La vetrata dell’entrata era coperta da bandiere e locandine, ma si intravedeva la pioggia e la noia.

Scesi le scale e mi diressi nel fondo del locale, dietro al bancone, aprii il frigo e presi l’ultima birra. Appuntai che dovevo due euro, e stappai la mia peroni da 66cl. Il sapore della birra fredda con il fumo pastoso fu disgustoso, ma ben presto l’alcol fu il re delle mie papille. La feci girare.

Mi avvicinai al tavolo dello scopone, alle spalle di Alberto, e notai gli ingenui errori. Mario aveva ancora i nervi a fior di pelle, e da buona tradizione cominciò a darmi la colpa degli errori di Alberto.

“Porco dio inculato, sono già le dieci.”

Uno dei due Peppe si alzò, mise il giubbotto, ci salutò uno per uno, e se ne andò sull’onda delle nostre battutine. Andava da lei, e questo era certo, lo faceva da mesi, ma ancora non avevamo capito che accadesse. Tutti sembravano saperlo, ma nessuno lo diceva, o semplicemente non potevano ammettere di non saperlo o chessoio. Chi se ne frega.

‘Sta di fatto che se ne andò.

L’altro Peppe chiuse il pc e si avvicinò.

“Che facciamo stasera?”

“Seghe.”

Risposi annoiato e insofferente. La serata era rovinata, non so. Mi sembrava di averla persa, anche se doveva ancora cominciare.

La partita finì per abbandono di Mario su diciotto a cinque. Com’era prevedibile.

“Attacchiamo chatroulette!”

“No, che cazzo, usciamo, ogni sera stiamo qui a marcire.”

“Esci tu con la pioggia.”

“Io comincio ad andare che prendo il pollicino, altrimenti mi tocca arrivare a piedi in culo a dove sono fuori porta pispini!”

“Io raggiungo Andrea e Omar a casa di Gloria, o vado a dormire.”

Mario, Peppe e Gigi si sedettero sul divano con il pc al centro.

Alberto, mostrando la un po’ di indispettimento verso Mario, se ne andò tirandosi su il colletto del giubbotto.

Angela si sistemò il suo cappuccio con le orecchie e la sciarpa. L’accompagnai per un pezzetto di strada.

La lasciai alla fermata e me ne andai passando dalle Logge del Papa e tagliando per vicolo del Le Scotte.

Siena sa come essere viva d’inverno. Già. Offre svaghi culturali e sociali ai giovani, ma soprattutto agli studenti. Già. Ho le scarpe bagnate ed anche gli abiti, maledetta Siena. Diedi un calcio ad una ruota, senza spiegarmi il perché fossi incazzato quando avevo voglia di dormire e me ne sarei andato comunque presto.

Aprii il portone e mi chiusi in camera. La noia ti prosciuga la vita. Che palle.

Un commento

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Olive da Friggere Forte.

Ad Hank e a Fabrizio Zanotti che hanno tirato fuori le parole giuste.

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